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Coordinamento Nazionale del Personale
delle Commissioni Tributarie

EMENDAMENTI CGIL

COME NEI MIGLIORI FILM OGNUNO INTERPRETI IL MESSAGGIO DAL SUO PUNTO DI VISTA.

CGIL
 

Confederazione Generale Italiana del Lavoro
 

 


Memoria CGIL presentata alla 5 A e 6 A Commissione del Senato dal Segretario Confederale Nicola Nicolosi

 

La CGIL coglie l'occasione di questa audizione per ringraziare l'ufficio di Presidenza delle Commissioni 5" e 6" del Senato ed i Senatori presenti a questo incontro, che dà al sindacato l'opportunità di far conoscere il proprio pensiero in merito al decreto legge n. 87 del 27 giugno 2012.
Per la CGIL esiste un problema politico di fondo, una questione di metodo e una di merito.
Questione politica: vale per il decreto legge n. 87 e per il successivo decreto legge n.
95. Per il Governo Monti la spending review è figlia di una impostazione ideologica ispirata alla cultura neoliberista. Si vuole ridurre il perimetro di intervento dello Stato
e si costruisce il presupposto dello Stato compassionevole, dove il diritto al benessere sociale, diventa azione benevolente.
La CGIL, non da oggi, ha sempre posto la questione del rilancio e dell'efficienza della Pubblica Amminstrazione come grande questione del Paese, e l'intervento pubblico non va considerato solo come spesa economica, ma investimento a favore dei cittadini e ammodernamento dei fattori produttivi e le imprese del Paese.
Lo Stato in questa fase di crisi economico-sociale sta rinunciando al proprio ruolo di
mediazione tra interessi diversi, favorendo così quelli più forti e corporativi. Unitamente agli interventi per la riduzione degli sprechi e di tutto ciò che appare superfluo per il funzionamento della P.A., su cui la CGIL è d'accordo e insiste a sostenere l'esigenza di interventi mirati al rigore e alla trasparenza, ci sono interventi che trovano la nostra contrarietà perchè presentano un profilo recessivo che non va
nella direzione di rottura del ciclo crisi - rigore - stagnazione.
Il Paese ha bisogno di altra filosofia e paradigma. Al fallimento dei mercati non si risponde con meno Stato. Anzi, lo Stato, deve diventare centrale per rilanciare la crescita e lo sviluppo.
Alle Commissioni del Senato vorremmo ricordare come la CGIL e il sindacato hanno
contribuito e favorito, nel pieno della crisi politico-istituzionale dei primi anni '90 (passati alla storia come fine della I" Repubblica), alla prima riforma della P.A., con la contrattualizzazione del pubblico impiego. In questi due decenni ci sono state 5 leggi­ delega e oltre 10 leggi o decreti legislativi.
Questo stillicidio di provvedimenti legislativi non ha sortito gli effetti che avremmo
voluto.
Sembra che i governi nostrani siano affetti dal "virus riformatore", spinti dall'intento di
rendersi protagonisti di un rinnovamento dell'amministrazione pubblica, alimentando così un odio contro tutto ciò che è pubblico, atteggiamento che non possiamo condividere.
Il Governo Monti, con la "spending review", decreto n. 87 e 95, sta realizzando una
vera e propria manovra economica per decine di mliardi di euro. . . . ..
Mentre continua l'azione di aiuti al sistema bancario che non raggiunge i requisiti
. . pevisti dalla raccomandazione EBA del\'8 dicembre 2011, destinata agli istituti di
Credito Europei, di aumentare il proprio capitale (capitalizzazione)  entro il 30 giugno 2012 con il coefficiente “Core Tier 1 al  9%”.

Questa capitalizzazione costerà allo Stato italiano, come aiuto alla banca del Monte dei
Paschi di Siena (MPS) 3.900 miliardi di euro.
La CGIL non è contro gli aiuti al sistema delle imprese e delle banche, viene da sé, però, che vanno pagati gli interessi allo Stato.
Inoltre, siamo contrari a qualsiasi svalutazione del patrimonio pubblico degli immobili. Nel merito la CGIL propone queste considerazioni all'art. 3 e gli emendamenti all'art.
4.

 

Articolo 3.

L'accorpamento dell'Agenzia del Territorio con l'Agenzia delle Entrate e dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli con l'Agenzia delle Dogane, previsto dal d.l. 87 rischia di essere una operazione esclusivamente mediatica. Infatti se lo scopo dell'operazione è quello di ridurre la spesa pubblica, l'accorpamento delle Agenzie Fiscali non coglie l'obiettivo. Il modesto risparmio derivante dall'unificazione di
qualche struttura centrale e regionale potrebbe ridursi se non addirittura annullarsi a fronte dei costi da sostenere per l'unificazione.

Un operazione di fusione tra Enti e strutture ha senso se vi sono sovrapposizioni e duplicazioni, non certo se le attività istituzionali svolte sono del tutto eterogenee, come nel caso della gestione dei giochi rispetto al funzionamento dell’apparato doganale. Nell'accorpamento dell'Agenzia del Territorio con quello delle Entrate, nessuna razionalizzazione, nessuna sinergia, nessun Significativo efficientamento sono prevedibili tanto diverse sono la gestione dei tributi e la rilevazione e misurazione del
patrimonio immobiliare.

L'Agenzia del Territorio è un ente prettamente tecnico, l'unico soggetto tecnico dopo la scomparsa del genio civile, che ha il compito di definire l'imponibile da tassare. Questa attività è legata alla conoscenza del territorio e alla presenza sullo stesso. Per questo motivo un eventuale accorpamento e chiusura di uffici territoriali portano ad
una diminuzione dell'efficacia fiscale di questa Agenzia.

Inoltre ricordiamo che il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso della Confedilizia sul decentramento, ritenendo che non è possibile che un ente possegga entrambe le funzioni (accertare l'imponibile e tassazione dello stesso); questa sentenza ha portato a ridisegnare i DPCM sul decentramento facendo si che l'Agenzia del Territorio fosse l'ente che valida le rendite e che vigilasse sulle attività del comune.

Inoltre ricordiamo a tutti che le attività riguardanti gli immobili fantasma e la revisione degli estimi (quest'ultima invocata dallo stesso governo Monti per arrivare ad una equità fiscale sugli immobili) inevitabilmente si bloccheranno in attesa dell'eventuale riorganizzazione della Agenzia.

Riteniamo le Agenzie Fiscali un caso raro se non unico di riforma recente della P.A. com-
plessivamente riuscita, tutti i criteri attualmente previsti per la revisione della spesa pubblica erano alla base della istituzione delle Agenzie Fiscali: riduzione
del personale, chiusura dei piccoli uffici e una distribuzione sul territorio, per
quanto possibile, dalle esigenze dei contribuenti.
Questo per ricordare che le Agenzie Fiscali hanno già dato e non necessitano di ulteriore rivisitazione.
La riorganizzazione prevista rallentera’ sicuramente le ativita’ di controllo e ridurra’ l’efficacia delle Agenzie.

Riteniamo che le Agenzie fiscali debbano essere potenziate, considerato il compito loro affidato . Combattere e contrastare l'evasione fiscale .

Particolare attenzione deve essere posta al problema della prevista soppressione degli Uffici in provincie con meno 300.000 abitanti,ovvero aventi un numero di dipendenti
in servizio inferiore a 30 unita’. Riteniamo che l'intervento dovrebbe essere preceduto
da un un’analisi accurata del contesto socio economico nel quale gli uffici e le varie
strutture SI trovano ad operare e degli obiettivi che devono essere conseguiti. Il modello organizzativo dell ufficio unico delle Entrate , precedente all'attuale modello degli uffici provinciali delle entrate, era un modello più dinamico e più facilmente adattabile per contrastare l'evasione fiscale.

Per affrontare con attenzione tutte le tematiche esposte riteniamo necessario l’istituzione di una commissione, finalizzata a trovare soluzioni per rendere più efficace l'azione di contrasto all'evasione fiscale.

A tale proposito proponiamo i seguenti emendamenti.


EMENDAMENTI A.S. 3382
Decreto legge n. 87 del 27 giugno 2012


1. Al comma 3 dell'art. 3, dopo le parole "sono trasferite le risorse umane strumentali e finanziarie degli enti incorporati", aggiungere le parole "agli enti incorporanti."
In questo modo si chiarisce in maniera non equivocabile che tutto il personale dell'Amministrazione dei Monopoli di Stato transita nella nuova Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Infatti, il comma 3 è l'unico in cui accanto al termine "enti incorporati" non si aggiunge quello di "enti incorporanti". Questo, connesso alla previsione del comma 5 in cui si esplicita che accrescono l'organico delle Agenzie incorporanti solo le unità effettivamente trasferite, può lasciare il dubbio che non sia escluso che una parte del personale degli enti incorporati possa essere trasferito anche altrove. L'emendamento chiarisce in maniera in equivoca che il personale degli enti incorporati viene trasferito in quelli incorporanti.


2. Al comma 5 dell'art. 3, al primo periodo, sostituire le parole "sono provvisoriamente incrementate di un numero pari alle unità di personale di ruolo trasferite, in servizio presso gli enti incorporati", sono sostituite dalle seguenti: "sono provvisoriamente incrementate di un numero pari alle unità di dotazione dell'organico dell'ente incorporato."

Questo emendamento, connesso al precedente, tende a chiarire che si sommano i due organici degli enti che si incorporano e non che si aggiunge all'organico di quelli incorporanti solo le unità effettivamente trasferite. Ciò va visto anche in connessione con le altre previsioni in atto. Infatti, allorché si parla di taglio del 10% degli organici, un conto_ è agire rispetto a un numero più grande dell'organico complessivo (dato dalla somma de1 due organici), un altro è agire su un numero più basso (come è la somma dell'organico dell'ente incorporante più il numero dei soli trasferiti dell'ente incorporato).

3. Al comma 5 dell'art. 3, sostituire il terzo periodo con il seguente: 'd' dipendenti trasferiti, mantengono l'inquadramento previdenziale provenienza e, nel caso il trattamento economico fondamentale e accessorio, limitatamente alle voci fisse e continuative, corrisposto al
…………………………………………………………………………………

momento del trasferimento risulti più elevato rispetto a quello previsto per il personale dell'amministrazione incorporante, è attribuito per la differenza un assegno ad personam riassorbibile con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti."

Con questo emendamento, si sostiene semplicemente che non è possibile che dipendenti della medesima Agenzia possano avere retribuzioni più basse. Infatti, si elimina il periodo che prevede che i dipendenti degli enti incorporati continuino ad avere le retribuzioni fisse e accessorie, riferite alle voci continuative, precedenti l'incorporazione e solo se più alte abbiano un assegno ad personam riassorbibile. Con il testo attuale, se più basse, i dipendenti continuerebbero a prendere le retribuzioni
precedenti.

4. Alla fine del comma 5, aggiungere il seguente periodo: "Sono fatti salvi, in ogni caso, istituti contrattuali e disposizioni di legge riguardanti il personale, qualora più favorevoli."

Con questo emendamento, si chiarisce, come per quanto riguarda la parte economica, che anche per quanto riguarda la parte normativa, si mantiene quella di provenienza, nel caso sia più favorevole.

 

 

Articolo 4.

Nel decreto 87 del 27 giugno 2012, sono previste ulteriori riduzioni degli organici del Ministero dell'economia e delle Finanze, pur avendo questo già adottato i tagli previsti dal decreto legge 138 del 2011 da effettuarsi entro il 31 marzo u.s.

L'applicazione del decreto 138 lasciava un differenziale in carenza sul personale non dirigenziale di 1202 unità, e di oltre 100 unità sulla dirigenza.

Il decreto 87 prevede un'ulteriore riduzione sul personale non dirigenziale del 10%
della spesa e su quello dirigenziale del 20% dei posti risultanti dall'applicazione del
138, da cui scaturivano 712 posti.

Tali disposizioni non si applicano agli uffici della cosiddetta giustizia tributaria
(contenzioso proveniente dalle agenzie delle entrate).

Il decreto poi all'art. 4, comma 5, lettera a), prevede la chiusura degli uffici delle Ragionerie territoriali dello Stato, nelle province con meno di 300.000 abitanti, ovvero con meno di 30 dipendenti ovvero con locazioni passive.
Escludendo le locazioni passive, sulle quali è già in corso un'azione di razionalizzazione svolta dalla stessa Amministrazione e fatte salve le nuove province che dovessero
essere individuate, in base alle previsioni del decreto 87 e del successivo 95, tenuto conto che il Ministero è comunque in carenza di personale, pur operando i tagli degli
uffici, nelle province di cui si prevede la soppressione, la chiusura degli uffici territoriali potrebbe essere evitata commutando gli stessi in sezioni distaccate.

Tenuto conto che gli uffici delle commissioni tributarie non sono sottoposti ai tagli delle dotazioni organiche già previsto dal decreto 138 e a quelli del presente decreto si
Propongono i seguenti emendamenti:
l'art. 4 del decreto 87, comma 5, lettera a) dopo la scritta "del numero degli stessi." Sarebbe così riscritto "Gli uffici delle Ragionerie territoriali dello Stato, nelle province con meno di 300.000 abitanti sono accorpati, come sezioni distaccate rispetto alla nuova provincia di appartenenza, agli uffici locali delle commissioni tributarie, costituendo un ufficio unico territoriale del Ministero dell'Economia e delle Finanze".

All'art.4, del decreto 87, il comma 6, dopo la 5 riga, "a tutti i compiti istituzionali del Ministero." quanto segue dopo viene sostituito da "La direzione della giustizia tributaria, all'interno del Dipartimento dell'amministrazione generale del personale e dei servizi del Ministero dell'Economia e delle Finanze, esercita le competenze in materia di normativa, monitoraggio e analisi del contenzioso tributario."


Art. 4, comma 6bis, aggiungerebbe "I processi di riorganizzazione saranno comunque oggetto di confronto con le OO.SS.".

 

 

 

 

 

 

Roma, 10 luglio 2012


 

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